DAD1

Trecentosessantadue - 19/05/2019

Lei lavorava e lui si godeva il riposo con la collega di una vita, questi erano stati i patti quando le aveva messo l’anello al dito, oltre che promettere amore eterno e simili fesserie.
«Kendal? Kendal? Ci sei ancora?» disse l’uomo ad alta voce, ma la figlia, doveva immaginarselo, era salita al piano di sopra, sbuffò indispettito.
Sul guscio di Tortoise, ancora prima che sull’acqua, si proiettò una gigantesca ombra che congelò l’animale, un brivido freddo.
«Tortoise» lo salutò con finto garbo, l’uomo sul materassino che per poco non cadeva per lo spavento.
«Cosa ci fai qui?» domandò, cercando di mantenere un certo contegno anche se trovarsi di fronte ad un uomo in giacca e cravatta in costume e con le gambe divaricate non aiutava di certo.
«Voglio solo salutare un vecchio amico e sua moglie», occhi stanchi e la parlata trascinata, tutto meno che rassicurante come voleva far credere.
«Non è in casa Reby» rispose in tono di sfida a quello che un tempo era stato il suo vecchio rivale: chi aveva ottenuto Rebecca non era però ora uno degli uomini più importanti di una parte del globo.
«A dire la verità prima volevo passare da te. Hai cambiato piscina?».
«Non sei mai stato qui» lo fermò subito il padrone di casa cercando di tirarsi su una volta per tutte, ma scivolò di nuovo, in modo ancora più pietoso.
Tortoise non badava ai due, boccheggiava in acqua in silenzio.
«Me lo sarò sognato. Come stanno i bambini?» continuò come se nulla fosse il damerino che, con sua grande soddisfazione, cominciava a mostrare qualche capello bianco nel biondo tinto.
«Kendal, ho solo lei. E sta bene. Cosa sei venuto a fare?».
«Che modi» sbuffò il tipo che non la smetteva di guardarsi attorno, «Non si offre un drink da queste parti ad una vecchia conoscenza?».
«Non agli stronzi» puntualizzò l’uomo in piscina guardandolo dritto negli occhi, l’altro abbassò lo sguardo.
«Sei ancora arrabbiato per quella cosuccia da niente? Ti ho pure fatto fare una bella figura con Rebecca, cosa vuoi di più?».
«Ci sarà un motivo se mi sono trasferito a migliaia di chilometri lontano da te».
L’uomo, non lo stava ascoltando, sembrò ricordarsi solo in quell’istante della tartaruga in piscina, si aprì un sorriso divertito sul suo volto.