DAD1

Quattrocentoventidue - 18/07/2019

Mentre il sole iniziava a calare e si cominciava a sentire odore di pioggia, il cellulare della giovane, quello che aveva lasciato all’amica, vibrò nella tasca della giacca.
Controllò il numero, non era registrato: la dottoressa e la capoinfermiera trattennero il respiro mentre la ragazza trascinava la cornetta sullo schermo per rispondere.
«Pronto».
«Aly?», un rumore di sottofondo fastidioso, rendeva la sua voce quasi irriconoscibile tanto era vicino al microfono, «Sono io… Mi senti?».
«Sì, ti sento… Senti…» fece la ragazza mantenendo la calma, ma non riuscì a finire la frase.
«Il cellulare è quasi scarico… Quindi allora…», poi parole irriconoscibili, il rumore delle macchine, forse in autostrada, erano troppo forti per dirlo con certezza.
«Non ti si riesce a sentire», mise la chiamata in vivavoce così che tutte potessero sentirla.
«Jaricot, si è assentata e sta facendo preoccupare tutto l’ospedale» ricordò la capoinfermiera.
«Lo so… Ma torno, domani. Torno domani. Ora scusatemi ma devo andare».
«E cosa succede se ti ritorna l’asma?» fece in tempo a dire l’amica prima di sentire il segnale della chiamata terminata, allontanò il cellulare e controllò il numero, nessuna corrispondenza nella sua rubrica.
Lo aggiunse sulla propria per vedere se compariva qualche contatto, un social qualsiasi, ma niente: quel numero non risultava collegato a nulla, ma era meglio di niente.
«Ha detto che torna domani».
«Così pare».
«Non ha detto neanche quando… Le crediamo? O chiamiamo la polizia?».
La donna alzò ancora gli occhi al cielo e strappò dalle mani della ragazza il cellulare, tenne premuto il tasto di accensione fino a quando si spense e poi guardò le due.
«Non una parola col caporeparto. Se domani non torna vedremo cosa fare. L’importante è sapere che sta bene adesso».
Le due erano d’accordo: la dottoressa più per paura che altro, l’altra senza una ragione ben precisa per le due, in realtà sapeva meglio di loro